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Nel 1919, Eugen Bleuler, che già aveva pubblicato un fortunato Trattato di psichiatrìa, decide di dare alle stampe questo pamphlet destinato a creare scompiglio nella classe medica (e non solo). Secondo lo psichiatra svizzero la lotta che da sempre l'umanità ha ingaggiato contro le malattie e la morbilità è il correlato del tentativo, anche questo millenario, di volgere a proprio favore il destino avverso. Nasce così un pensiero che, rinunciando all'esercizio della critica logica e a un controllo rigoroso dei risultati nella realtà, spesso è analogo a quello che si riscontra nello schizofrenico autistico: il «pensiero autistico-indisciplinato». La medicina è tutt'altro che estranea all'esercizio di questo «pensiero autìstico». Il desiderio di aiutare chi soffre induce infatti il medico a "tentare" ogni via di soluzione, anche se palesemente inutile: l'esigenza di non privare il paziente della convinzione di poter fare ancora qualcosa contro il suo male porta spesso la scienza medica a una sottovalutazione dei limiti del suo operare. Una lezione attuale ed efficace ancora oggi.